Tutt'un altro mondo (2)

Eravamo rimasti alla proclamazione striminzita e all'altrettanto striminzito brindisi con lo spumante. Dobbiamo far sera, che si fa? Si tenta di attentare alla mia salute portando a termine un piano di cui già sentivo parlare da alcuni giorni: si sale, di corsa, sulla Torre degli Asinelli (che non è quella bassa in foto).

Il primo pezzo è a chiocciola, disorientante, poi si paga, 3 euro e si parte a salire rampe di stretti scalini di legno fissando l'alto sperando che il soppalco che si vede sia la sommità della torre... l'illusione termina subito, siamo stanchi morti ma dalla finestra si vede ancora metà della torre bassa. Si riparte di corsa verso l'alto attraverso scalini sempre più sottili e sempre più consumati raggiungendo e superando diversi pianerottoli in cui è d'obbligo prendere fiato. Alla fine arriviamo alla sommità della torre, oltre 90 metri di quota, un freddo cane a causa del vento che, dopo la salita, sembra gelido.
Dall'alto un po' di foto di tetti delle case, un po' di foto dei paesaggi rovinati dalle cupe nuvole e poi si scende dopo essersi assicurati di aver scrutato in ogni direzione.



Scesi, veniamo accolti dalla fame e così, avventatamente, mi faccio convincere ad andare al McDonald nelle vicinanze delle torri. Quello che sto per dire non farà piacere ai gestori e ai fans del McDonald ma dovete sapere che finora a due giorni fa, per me, mangiare un panino all'americana voleva dire andare all'America Graffiti di Forlì, tutt'un altro mondo. Entro al McDonald e a servirmi c'è un tipetto uguale identico allo stereotipo che c'è al KrustyBurger dei Simpson: non si capisce chi sia la caricatura di chi. Ordino un panino con l'hamburger, una sottiletta e una fetta di finta pancetta di plastica che te lo danno con la CocaCola e le finte patatine fritte. Il panino tarda ad arrivare ed è in questo momento che noto, di fianco a me, una figura oscura: una specie di buttafuori lampadato e tutto vestito di nero che chiede spiegazioni al ragazzino informandosi come mai io devo aspettare. Il ragazzino terrorizzato tenta di rispondere ma l'arrivo del panino (in realtà credo fosse per un altro) lo "salva in corner". Immagino che l'uomo nero fosse il responsabile della qualità, nonché il responsabile del personale, nonché il motivatore del gruppo.
Addento il panino ma me pento subito: avesse addentato un tubetto di grasso per il trattore sarebbe stata una sensazione meno sudicia ed untuosa. Nel frattempo la figura oscura lampadata e tutta vestita di nero gira per i tavoli controllando che nessuno li sporchi o li sposti e ridarguendo chi è troppo rumoroso... probabilmente è anche il responsabile della soddisfazione del cliente...
America Graffiti: tutt'un altro mondo.

Poi si deve tornare verso la stazione per prendere il famigerato treno delle 17:38. Capisco le motivazioni dell'appellativo man mano che ci avviciniamo alla stazione. Il numero di persone che si muovono in quella direzione aumenta a dismisura, praticamente ci sono più persone a piedi che auto. Nonostante questo casino noto un'altra novità per i miei occhi che poche volte sono usciti dalla Romagna: gli acchiappaclienti davanti ai bar. Davanti ad ogni bar, bello o rozzo che sia, ci sta una persona elegantissima che ti chiama dicendoti che dentro hanno un tavolo disponibile... La stessa persona ti sgrida se, dopo esserti servito nel bar di fianco, ti avvicini alle loro sedie in mezzo alla strada. Tutt'un altro mondo.

Dobbiamo raggiungere il binario 9 per tornare a casa; appena usciti dal sottopassaggio ci si trova in mezzo ad una marea umana che attende il tuo stesso treno. Sento voci che spiegano la tattica per ottenere il posto a sedere sicuro: tu vai qua... io vado di là... tutti a sinistra... tutti di sotto... la confusione è tanta. Il treno si ferma, le porte si aprono: vedo il terrore negli occhi dei passeggeri che devono scendere e che si trovano davanti una marea umana pronta ad assaltare i vagoni alla ricerca di un posto a sedere. Alla fine non mi va male, trovo il posto a sedere e praticamente non mi rimane altro che raggiungere Cesena pensando alla fortuna che ho avuto frequentando l'Università a Cesena o forse alla sfortuna che ho avuto non frequentando l'Università di Bologna. Tutt'un altro mondo.

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